Dell’Uzbekistan si sa abbastanza poco. Anche solo posizionarlo sulla carta geografica, ricordarne i confini o conoscerne le dimensioni, non è compito facile.
Forse perchè per decenni è stato solo una delle Repubbliche Sovietiche racchiuse nel famigerato URSS, un po’ indistinto e poco nominato. Ora che è diventato uno stato indipendente (dal 1991), se ne riconoscono le notevoli risorse naturali e la sua importante posizione (entro i primi dieci al mondo) come produttore di cotone, oro, rame, petrolio, uranio e forse qualcos’altro. Uno stato grande circa una volta e mezza l’Italia (447 mila km2), con metà della popolazione italiana (circa 32 milioni), concentrata in poche grandi città, separate da centinaia di chilometri di territorio praticamente deserto o destinato a sterminate coltivazioni di cotone.

L’Uzbekistan è stato teatro di scorribande di molteplici eserciti nel corso dei secoli, da Alessandro Magno ai Persiani, da Gengis Khan ai generali dello Zar: ciascuno passava e distruggeva quello che vi trovava. Ma l’Uzbekistan ha conosciuto anche un periodo florido e importante, almeno dal punto di vista architettonico, durante il regno di uno dei personaggi più significativi e importanti dell’antichità: Tamerlano, detto Timur Lang (Timur lo zoppo). Considerandosi un discendente di Gengis Khan, che nel secolo precedente aveva conquistato tutta l’Asia centrale, dalla Mongolia fino alla Persia, nella seconda metà del 1300 ne superò la fama, estendendo il suo regno, conquistato con un sanguinoso esercito fatto di nomadi e mercenari, dalla Siria, alla Turchia, su fino all’Ucraina ed a Mosca, la Persia, l’Asia Centrale, giù fino all’Afganistan e la parte settentrionale dell’India, a est fino ai confini con la Cina. Fissò la sua capitale a Samarcanda, rendendola una delle città più belle e importanti di tutta la storia del mondo antico, grazie anche al lavoro di pregevoli artigiani siriani, catturati e deportati dopo la conquista di Damasco e Aleppo. La sua morte, avvenuta nel 1405, all’età di 70 anni, segnò però anche l’inizio del declino del suo impero, che si andò via via smembrando, dando vita, direttamente o meno, a nuove importanti dinastie (i Mogul in India, l’impero russo a nord, la ripresa dell’impero Ottomano a ovest). Oggi Tamerlano è considerato un padre della patria uzbeka e numerosi e notevoli statue a lui dedicate sorgono un po’ ovunque. Notevole il mausoleo dove fu sepolto, che vedremo a Samarcanda.

A partire dagli ultimi decenni di dominio sovietico e fino quasi ai giorni nostri, si sono realizzate importanti opere di irrigazione di grandi spazi desertici, incrementando enormemente la produzione agricola (in particolare del cotone, grande consumatore di acqua), ma arrecando altrettanto enormi danni all’equilibrio ambientale del Paese e causando la quasi completa essicazione del grande lago Aral, ridotto negli anni fino a quasi il 10% della sua superficie iniziale. Nella foto qui a fianco, si vede la progressiva riduzione della superficie del lago, la cui scomparsa ha completamente cambiato il clima di una gran parte del Paese (umidità e temperature sconvolte), oltre a lasciare un enorme territorio coperto di sale, prima disciolto nell’acqua del lago, poi trasportato dai venti anche in aree lontane, contribuendo alla desertificazione ulteriore del territorio. Un danno ambientale catastrofico, al quale solo recentemente si sta cercando di porre rimedio, ma con risultati incerti.
Come detto, negli ultimi anni il Paese sta facendo grandi investimenti per favorire e incrementare il turismo. Accanto quindi a nuove e accoglienti strutture alberghiere (non ancora dappertutto, veramente), si stanno recuperando gli antichi e innumerevoli monumenti con enormi opere di restauro. Il risultato è decisamente impressionante, anche se spesso si fatica a distinguere il nuovo dall’originale. In un modo o nell’altro, comunque, i parchi archeologici di Khiva, Bukhara o Samarkanda, riescono a creare un’atmosfera magica, dove il susseguirsi di immensi portali ricamati con pietre azzurre di varie tonalità, le torri che svettano verso un cielo altrettanto azzurro, i grandi e affollati cortili delle madrasse , riportano ai tempi dei grandi traffici di merce che lunghe carovane trasportavano tra l’estremo oriente ed il Mediterraneo, lungo l’affascinante percorso della “Via della Seta”.

In fondo, quindi, anche se molte delle meraviglie che abbiamo visto e fotografato sono solo ricostruzioni recenti di monumenti ridotti a mucchi di macerie, rimane il fascino di percorrere un tratto di quella strada che per secoli ha segnato l’unica via di comunicazione tra mondi così lontani e così diversi, crogiolo di popoli e culture che hanno senz’altro arricchito anche il nostro mondo occidentale.
Per questo ci sentiamo di consigliare decisamente un viaggio in questa regione, cercando di assaporarne in pieno la storia e la bellezza che, nonostante i restauri recenti, mantiene il suo fascino originale.
La nostra visita, nell’ottobre 2019, inizia a Urgench, nei pressi di Khiva, nella parte centro-occidentale del Paese, proseguendo poi verso sud-est a Bukhara, a Samarkanda e fino alla capitale Taskent, da dove ripartiamo alla volta di casa.
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