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Una stanza della residenza di Hemingway

Tra i richiami più significativi di Cuba, motivo di interesse per molti, va ricordata l'importanza che quest'isola svolse nella vita e nella produzione letteraria di uno dei maggiori scrittori del '900: Ernest Hemingway, che qui trascorse, anche se ad intervalli, quasi in terzo della sua vita, tra il 1939 ed il 1960.

Vi era arrivato per la prima volta nel 1928 e vi era tornato, di passaggio, nel 1932 e nel 1933. ma solo nel 1939 decise di stabilirvisi, dapprima in un hotel, a L'Avana (hotel Ambos Mundos) nella parte vecchia della città, poi acquistando una villa, la "Finca Vigia", a San Francisco de Paula, appena ad est di L'Avana. E' una grande casa in stile coloniale, circondata da una fitta vegetazione e da palme altissime, arredata con grande gusto e popolata di ricordi e di trofei, raccolti nel corso delle sue avventurose spedizioni in luoghi lontani ed esotici del mondo.

L'inizio della sua residenza cubana coincise con il divorzio da Pauline Pfeiffer, sua seconda moglie, e col successivo matrimonio con la scrittrice Martha Gellhorn, che però non durò molto, sostituita da Mary Welsh già nel 1945. Furono anche anni di scarsa produzione letteraria, seguiti alla pubblicazione ed al grande successo di "Per chi suona la campana", nel 1940. Il romanzo successivo, anzi il 'racconto lungo' "L'uomo ed il mare", l'ultimo della sua importante produzione, usci nel 1952. In realtà lavorò anche ad altri scritti, ma non abbastanza soddisfacenti da ritenerli degni di pubblicazione.

Il soggiorno cubano di Hemingway fu in gran parte dedicato alla pesca, che praticava con la sua barca, ora conservata in un hangar accanto alla villa, chiamata "Pilar", pilastro. L'esperienza accumulata e la familiarità con altri pescatori della zona gli permisero di descrivere con tanta precisione e passione il rapporto tra un pescatore ed il suo mondo, tanto che proprio con quel racconto, "L'uomo ed il mare", vinse prima il premio Pulizer, nel 1952, e l'anno successivo il premio Nobel.

Gli incidenti subiti nel corso della sua vita, sia nelle azioni militari a cui prese parte, sia nelle spedizioni in Africa, minarono forse il suo equilibrio fisico e mentale ed il ricorso all'alcool, che nell'isola caraibica non mancava, fu visto come una via d'uscita che poteva alleviare il malessere che lo perseguitava. A L'Avana c'erano molti locali che costruirino la loro fortuna proprio in quegli anni 40, servendo bevande a base di rhum, vera specialità cubana, che ancor oggi sono i pilastri di ogni bar che si rispetti. Hemingway era assiduo frequentatore di un paio di questi locali, oggi meta di ogni tour turistico che arriva in città: la Bodeguita del Medio, specializzata in mojito, e la Floridita, culla del famoso dajquiri, dove si può vedere ancora lo scrittore, riprodotto da una bella statua in bronzo, appoggiato ad una estremità del sempre affollato bancone.

Al di là, comunque, di questi avvenimenti sfortunati, la casa di Hemingway rimane un luogo di grande fascino, che trasmette serenità e profonda empatia con quest'uomo grande e appassionato, ed apre uno squarcio di luce su un periodo della storia cubana caratterizzato da grande fermento culturale e artistico, presto soffocato dalla imminente rivoluzione con la sua triste uniformità, ancora oggi presente e visibile negli occhi spenti della gente.