Un generale dell'esercito di terracotta



Tutto inizia con il re Ying Zheng, della dinastia Qin, autodefinitosi "primo imperatore Qin" (Qin Shihuang). Siamo tra il 238 ed il nel 221 a.C. e tutti gli stati in cui era frazionata la Cina di allora, vennero conquistati e unificati in un unico impero proprio da questo imperatore, ponendo fine all'epoca "degli Stati combattenti". Illuminato per certi aspetti, ma dispotico e crudele per altri, egli inizio' un'opera di unificazione tra gli stati conquistati, che si estese dalla moneta ai pesi e misure, al passo delle ruote dei carri (perchè dovevano essere compatibili con le nuove strade), fino al sistema legale, al linguaggio ed agli ideogrammi. Sotto il regno di Qin Shihuang, la Cina diventa un'unica, grande nazione. Vengono potenziate le difese a nord, collegando assieme vari terrapieni fatti di pietre e sassi (dando inizio a quella che diventerà poi la Grande Muraglia), viene esteso il dominio verso sud, fino al mare. Compie anche una grande opera di "unificazione" della cultura, ordinando non solo la distruzione di infiniti libri che spiegavano la dottrina di Confucio salvando solo quelli che trattavano argomenti utili ai suoi fini (la farmacologia, la medicina, l'agricoltura, la tecnica della costruzione dei giardini), ma fece seppellire vivi centinaia di intellettuali che non si piegavano alle sue idee e che avrebbero messo in pericolo la sopravvivenza della dinastia Qin.

 La prima fossa scavata, con i soldati di terracotta

 

Proprio per questo motivo, l'imperatore Qin Shihuang non trascurò di costruirsi un monumento funerario, che avrebbe dovuto perpetuare negli anni la supremazia dell'imperatore: un palazzo ed un esercito che anche dopo la sua morte avrebbero continuato ad incutere terrore e rispetto.

Il complesso archeologico è composto da un mausoleo di quasi 400 metri per 400, alto 70 metri, al momento completamente coperto da una piramide di terra e non ancora riportato alla luce. Tutta l'area circostante è cosparsa di "fosse" entro cui ci sono carri e cavalli di bronzo e di terracotta, tombe di dignitari e concubine e, appunto, un intero esercito di terracotta. Finora sono state individuate e scavate tre fosse principali, che hanno rivelato un numero immenso di statue di soldati, a grandezza naturale (da 1.7 metri a 1.95), schierati dentro a corridoi originariamente coperti da tetti di legno. Il numero stimato di soldati e' di circa 6000, piu' centinaia di cavalli e di carri, di cui solo una minima parte, al momento, e' stato restaurata e ricostruita. Vi lavorarono 700 mila uomini provenienti da tutto l'impero, per un periodo di quasi quarant'anni.

L'imperatore, per la sua sete di dominio e per la sua mania di unificazione, non era evidentemente molto amato e poco dopo la sua morte, avvenuta lontano dal palazzo, nel 210 a.C., scoppio' una rivolta popolare: i contadini e la popolazione locale, stanca per le angherie del sovrano, invase la città funeraria, distruggendo le statue e incendiando le coperture. Il figlio, riportando la salma del padre solo parecchi mesi dopo la morte, lo fece seppellire nel palazzo imperiale, assieme a concubine e operai che avevano partecipato alla costruzione, murandoli all'interno e facendo ricoprire il tutto di terra. La rivoltà porto', contrariamente alle aspettative dell'imperatore Qin Shihuang, alla fine dalla dinastia Qin, sostituita dalla Han, per cui il tutto fu abbandonato e cadde in rovina, dimenticato per oltre duemila anni.

Per esplicita ammissione dell'amministrazione cinese, il sito del palazzo non sarà riportato alla luce nel breve termine, in attesa di tecnologie (e magari fondi) in grado di salvaguardare l'immensa ricchezza archeologica nascosta per oltre due millenni sotto a pochi metri di terreno.

 Carro e cavalli in bronzo



I guerrieri restaurati fino ad ora, circa 600, sono veramente eccezionali: tutti diversi uno dall'altro, anche nei lineamenti somatici (volendo significare la provenienza dai diversi stati dell'impero), hanno corpi imponenti, pieni fino alla cintola, vuoti nel tronco, per dare loro stabilità, abbassandone il baricentro. Le teste venivano modellate e cotte separatamente e inserite successivamente, quasi ci fossero specializzazioni o una catena di montaggio. La terza fossa, visibile nel filmato, mostra proprio un gran numero di soldati senza testa, forse in fase di completamento, probabilmente abbandonati in quello stato alla notizia della morte dell'imperatore.

  Altri soldati ed animali in corso di restauro


Sia gli innumerevoli carri che le armi, probabilmente costruiti in legno, non sono stati ritrovati: distrutti nell'incendio o dissolti nei secoli di piogge e intemperie a cui sono stati comunque sottoposti. Rimangono pero' a testimonianza le posizioni di alcuni guerrieri, l'arciere inginocchiato o l'ufficiale che appoggia le mani su una spada inesistente, o ancora quelli che reggono le briglie e guidano i cavalli, fissati per sempre con le braccia protese in avanti.

Nel video che segue, dopo una breve vista dall'esterno del sito archeologico (il museo e gli "hangar" che coprono le fosse), si vedono gli scavi della prima e della terza fossa ed alcuni splendidi esemplari di statue conservate nel museo locale.